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Integratori e invecchiamento

Pubblicato il 30/01/2023
Quali integratori utilizzare per rallentare l’invecchiamento

L’invecchiamento è quell’insieme di mutamenti, non dovuti a malattia, che intervengono negli individui dopo la nascita e che riproducono la capacita di adattamento agli stress ambientali e in definitiva la "capacita di sopravvivere". È un processo irreversibile che comporta inoltre un incremento alla suscettibilità individuale alla malattia.

Le teorie che cercano di spiegare gli eventi metabolici che portano all’invecchiamento sono numerose e sono accomunate dal riscontro di un'alterazione nella capacità cellulare di riparazione dei danni insorti, di resistenza agli eventi avversi e nella replicazione cellulare. Le evidenze sulle quali si sono concentrati la maggior parte degli studi dei ricercatori sono l’aumento del danno ossidativo e dell’infiammazione silente, nel corso degli anni, e che comporterebbero, in tutte le cellule dei nostri tessuti, una serie di eventi metabolici tra loro concatenati che ci portano a invecchiare.

I danni ossidativi sono causati dalle specie reattive dell’ossigeno, chiamati radicali liberi (ROS) e possono interessare la struttura cellulare e le proteine ma anche il materiale genetico. I radicali liberi dell’ossigeno (ROS) sono prodotti costantemente in modo fisiologico nelle cellule, ma grazie al sistema di protezione antiossidante del nostro organismo, i ROS vengono stabilizzati e inattivati impedendo la formazione di molecole dannose come ad esempio i perossidi.

Si parla di stress ossidativo quando si viene a creare uno squilibrio tra sostanze ossidanti e sostanze antiossidanti di protezione presenti nel nostro organismo, con eccesso delle sostanze ossidanti.

Lo stress ossidativo può essere dovuto a un aumento della velocità con cui vengono prodotti i ROS, a un declino dei sistemi di difesa antiossidante o a entrambi.

La produzione dei ROS può essere accelerata da diversi fattori quali l’inquinamento atmosferico, la scorretta alimentazione, il fumo, l’esposizione a radiazioni ionizzanti e a prodotti chimici, l’attività fisica intensa, la sedentarietà, i traumatismi, le infezioni, le intossicazioni ecc.

Si stima che il numero di danni ossidativi al DNA/cellula al giorno è di circa 10.000 nell’uomo. Le lesioni ossidative si accumulano con l’età, in un uomo di 80 anni si sono verificati circa 300 milioni di danni ossidativi.

Insieme ai processi perossidativi, nel corso degli anni, vediamo anche un aumento dell’infiammazione silente, cioè uno stato infiammatorio cronico, di bassa intensità, asintomatico, associato a un costante aumento di molecole pro-infiammatorie e che porta al rilascio di nuovi radicali liberi. Tutto ciò determina la propagazione del processo infiammatorio e dello stress ossidativo e nel tempo può portare a un esaurimento del sistema immunitario.

Alla base del processo infiammatorio ci sono abitudini alimentari, stili di vita inadeguati, inquinamento ambientale, stress.

Integratori e invecchiamento cerebrale

Il cervello è l’organo del corpo che invecchia più precocemente di altri tessuti dell’organismo in quanto risulta essere maggiormente esposto allo stress ossidativo.

I motivi di questa situazione sono diversi:

  • i neuroni, le cellule principali di cui è composto il cervello, non si duplicano né si rigenerano una volta morte perciò non vengono sostituiti da nuove cellule
  • il cervello utilizza grandi quantitativi di ossigeno (1/3 dell’ossigeno che respiriamo è usato dal cervello) e questo comporta la produzione di molti radicali liberi
  • le membrane cellulari dei neuroni contengono un’alta concentrazione di acidi grassi polinsaturi, che rappresentano un substrato ideale per il danno ossidativo
  • alcune aree del cervello contengono metalli (ferro e rame) che possono catalizzare la produzione di forme radicaliche
  • il cervello presenta una bassissima concentrazione di antiossidanti endogeni.

L’aumento della aspettativa di vita della popolazione comporta di conseguenza anche un aumento delle patologie neurodegenerative collegate all’invecchiamento, per questo vengono studiate le strategie nutraceutiche in grado di supportare adeguatamente la fisiologia cerebrale, promuovere il mantenimento delle funzioni cognitive nel tempo, ridurre i danni ossidativi a livello neuronale e agire preventivamente per ritardare l’invecchiamento cerebrale.

Quali sono le caratteristiche necessarie di un nutraceutico per avere capacità neuroprotettive?

  • Essere agenti antiossidanti con la capacità attraversare la barriera emato-encefalica
  • inibire la produzione di agenti antiossidanti
  • aumentare le difese antiossidanti endogene del cervello.

I nutraceutici che possiedono queste caratteristiche sono alcuni composti a struttura polifenolica (catechine, resveratrolo, curcumina) e il sulforafane (isotiocianato contenuto nelle Crucifere o Brassicacee).

Polifenoli

I polifenoli hanno proprietà antiossidanti, sono scavengers (spazzini) delle specie reattive dell’ossigeno e dell’azoto, e si legano ai metalli (ferro e rame) inibendo la loro azione antiossidante. Tra i polifenoli quelli con azione neuroprotettiva sono le catechine contenute nel the verde, il resveratrolo delle bacche e dei frutti rossi e la curcumina presente nella curcuma.

Catechine

Le catechine sono polifenoli contenuti nelle foglie della Camellia sinensis, una pianta appartenente alla famiglia delle teacee e originaria della Cina e del Giappone, dalle quali si ottiene il tè. Il tè verde contiene alte concentrazioni di catechine, superiori agli altri tipi di tè. Questo accade perché le foglie apicali della camellia vengono processate subito dopo la raccolta impedendo i processi di ossidazione enzimatica che determinano la perdita delle catechine. Il gusto amaro tipico del tè verde è dovuto proprio alla presenza delle catechine. Le catechine del tè verde inibiscono la morte cellulare grazie alla loro azione specifica sui geni che regolano l’apoptosi delle cellule.

Resveratrolo

Il resveratrolo è presente nelle bacche rosse e nei frutti rossi. Il resveratrolo agisce come molecola segnale modulando l’espressione di geni e proteine, in particolare stimola l’attività dell’enzima eme-ossigenasi (HO-1) che nel cervello ha attività citoprotettiva, antiapoptotica e antinfiammatoria. Le funzioni di questo enzima sono:

  • proprietà antiossidante e antiinfiammatoria
  • ripristina il normale flusso ematico
  • riduce la morte neuronale
  • regola l’omeostasi del ferro
  • viene aumentato dall’organismo in caso di lesioni spinali e traumi cerebrali

Curcumina

La curcumina è il polifenolo contenuto nella Curcuma longa, una pianta endemica del Sud-est asiatico, dal cui rizoma (tubero) si ricava una polvere gialla chiamata curcuma o turmerico e che è la base principale per la preparazione del curry. Le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti di questa molecola sono note da tempo infatti sono in grado di attivare una famiglia di geni difensivi (tra cui l’enzima eme-ossigenasi 1 e gli enzimi detossificanti di tipo II), collegati alla risposta cellulare allo stress e in grado di potenziare la vitalità cellulare e di proteggere il neurone dai danni indotti dallo stress ossidativo.

 Sulforafano

Il Sulforafano (isotiocianato di 4-metilsulfonilbutano) è un composto chimico che deriva dalla glucorafanina, il glucosinolato più abbondante nelle Brassicacee o Crucifere (broccoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiore, cavoli e cime di rapa). I glucosinolati sono localizzati nel citoplasma delle cellule vegetali che costituiscono le foglie delle brassicacee. In condizioni normali sono stabili nell’ambiente intracellulare e quindi inodori, in seguito a lesioni cellulari vengono in contatto con un enzima endogeno vegetale, la mirosinasi, che li degrada dando vita agli isotiocianati, sottoprodotti a base di zolfo che sono quelli che conferiscono il caratteristico odore.

La glucorafanina viene trasformata in sulforafane attraverso 2 meccanismi:

  • grazie alla masticazione che permette la rottura delle cellule vegetali e la conseguente liberazione della mirosinasi
  • grazie al microbiota intestinale che ha un corredo enzimatico in grado di mimare l’azione della mirosinasi.

Mentre gli isotiocianati sono termostabili, resistendo al calore vengono assunti anche dopo cottura, purtroppo la mirosinasi viene invece inattivata dalla cottura diminuendo la disponibilità di sulforafano presente nell’alimento. Quindi per ottimizzare i livelli di sulforafano è necessario consumare crudi gli alimenti che lo contengono oppure sottoposti a cotture brevi.

L’azione neuroprotettiva del sulforafano è dovuta alla sua capacità di attraversare la barriera ematoencefalica e all’attività di antiossidante indiretto cioè di stimolazione dei meccanismi di protezione cellulare con la attivazione degli enzimi detossificanti di fase II.

Ginkgo biloba

Il Ginkgo biloba è un albero originario della Cina ed era presente sul pianeta già 270 milioni di anni fa. L’estratto di Ginkgo biloba contiene circa il 25% di flavonoidi di ginkgo, circa il 6% di lattoni terpenici e contenuto di acidi ginkgolici (sostanze potenzialmente tossiche) al di sotto di 5 ppm.

L’estratto secco delle foglie di Ginkgo biloba nella farmacopea Europea viene indicato come medicinale vegetale con le seguenti indicazioni terapeutiche: uso tradizionale per disturbi circolatori minori; uso consolidato per il miglioramento del deterioramento cognitivo (associato all’età) e della qualità di vita nella demenza lieve.

In Italia è incluso nella lista BELFRIT e come integratore viene utilizzato contro i disturbi di memoria e per le condizioni che, soprattutto durante la terza età, sono associate alla riduzione del flusso di sangue al cervello. Le diverse componenti attive presenti agiscono attraverso diversi meccanismi d’azione determinando benefici sia sulle funzioni cognitive (modulazione dei neurotrasmettitori) sia sulla neuroprotezione (azione antiossidante e di protezione mitocondriale).

In relazione alle sua azione sul microcircolo ne viene sconsigliato l’uso se si assumono anticoagulanti.

Micronutrienti con attività neuroprotettiva 

Vitamine

Il cervello è particolarmente sensibile a carenze vitaminiche: soprattutto alcune vitamine del gruppo B svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della fisiologia cerebrale. In maniera particolare le Vitamine B6 e B12 svolgono azioni protettive contrastando la formazione di radicali liberi e regolando positivamente il metabolismo dell’omocisteina, il cui accumulo impedisce lo svolgimento delle funzioni neuronali.

Inoltre la vitamina B6 aiuta a modulare la sintesi di neurotrasmettitori come serotonina e norepinefrina. La carenza di vitamina B12 causa perdita di memoria e concentrazione, disturbi dell’umore e demenza.

Omega 3

Gli Omega 3 sono acidi grassi polinsaturi (PUFA) definiti essenziali in quanto sono fondamentali per il nostro organismo ma  non siamo in grado di sintetizzarli e il loro apporto deriva esclusivamente dalla dieta. Esistono molti tipi di omega 3 ma quelli ritenuti più importanti sono l’acido alfa-linolenico (ALA), a catena corta e presente in alti quantitativi in alcuni oli vegetali (lino, canola), l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), a catena lunga e presenti soprattutto nel pesce (i pesci a loro volta li assumono da alghe e microrganismi marini).

L’ALA può essere convertito nel nostro corpo in EPA e quindi in DHA, ma la conversione (che si verifica principalmente nel fegato) è molto limitata, con tassi riportati inferiori al 15%. Pertanto, il consumo di EPA e DHA direttamente da alimenti e/o integratori alimentari è l’unico modo pratico per aumentare i livelli di questi acidi grassi nel corpo.

Il DHA è il PUFA più abbondante tra quelli presenti nelle membrane cellulari dei neuroni (circa il 40% dei fosfolipidi neuronali contiene DHA). Livelli adeguati di DHA sono associati a un corretto sviluppo cerebrale nella vita fetale e il DHA svolge, anche in età adulta, un ruolo fondamentale nella trasmissione dell’impulso nervoso. Le diete ricche di omega-3 a catena lunga, in particolar modo DHA, sono associate a un ridotto rischio di declino cognitivo, malattia di Alzheimer e demenza.