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Possibili interventi dietetici per prevenire le recidive nel cancro al seno

Pubblicato il 08/11/2018
Alcuni studi comparativi hanno suggerito possibili interventi sulla dieta e sullo stile di vita per ridurre il rischio di recidive e migliorare la prognosi per quanto riguarda il cancro al seno.

carota arancio.png  Obesità e sindrome metabolica

Studi recenti hanno evidenziato che l’obesità è associata a un aumento del 30% del rischio di recidiva e di morte dopo la resezione chirurgica del tumore al seno. In particolare, la sindrome metabolica, definita convenzionalmente come la presenza di almeno 3 fra 5 alterazioni metaboliche (obesità addominale, ipertensione, bassi livelli plasmatici di colesterolo HDL, elevate livelli plasmatici di glucosio, trigliceridi elevati), è un importante fattore prognostico nel cancro al seno, oltre ad essere associata con un rischio più elevato di diverse malattie croniche legate all'età. Poiché la sindrome metabolica è una condizione transitoria che può essere risanata, cambiamenti nello stile di vita volti a incrementare l’attività fisica per perdere peso, interventi farmacologici e sulle abitudini alimentari, hanno un impatto significativo sulla prevenzione e sul miglioramento della prognosi e dovrebbero senza dubbio essere usate come strategie profilattiche per migliorare l’esito clinico.

carota arancio.png  L'insulina

Diversi altri fattori sono stati indicati come potenzialmente predittivi di un rischio più elevato e di una prognosi peggiore del tumore al seno.

L’insulina è stata indicata come potente mediatore nell'insorgenza del tumore al seno in modelli pre-clinici e l'iperinsulinemia come fattore predittivo in alcuni studi clinici ma non in tutti. Una meta-analisi degli studi in cui l’insulinemia è stata valutata come fattore prognostico, ha indicato un’associazione positiva con un aumento del rischio di recidiva, anche se non è chiaro se ci sia una predominanza su altri pathways che hanno un impatto sulla prognosi. Perciò, azioni rivolte a ridurre l’insulinemia e l’insulino-resistenza, dovrebbero senza dubbio essere attivate in via precauzionale per ridurre il rischio di recidive.

L’insulina potrebbe esercitare il suo effetto tumorigenico sia direttamente che indirettamente modificando il metabolismo ormonale. L’insulina, infatti, promuove la sintesi e l’attività biologica di IGF (insulin-like growth factor) -1, un ormone peptidico e potente fattore di crescita, che regola la proliferazione cellulare in risposta a disponibilità e riserve energetiche e nutrienti assunti con la dieta. Studi in vitro hanno dimostrato che l’insulina e IGF-1, regolano una serie di eventi che promuovono la proliferazione ed inibiscono l’apoptosi. Un primo studio caso-controllo aveva indicato livelli plasmatici di IGF-1 più alti in donne con cancro al seno rispetto ai controlli sani e nel primo studio prospettico le concentrazioni plasmatiche di IGF-1 si associavano positivamente con il rischio di cancro al seno in donne in pre-menopausa ma non post-menopausa.
Alcuni, ma non tutti gli studi prospettici successivi, hanno dimostrato un’associazione positiva tra IGF-1 e rischio di cancro al seno ma non era chiaro se e come questo rischio fosse correlato alla menopausa. Infatti, nonostante indagini dimostrino l'associazione tra livelli di IGF-1 e rischio di cancro al seno, ancora oggi il suo valore prognostico non è certo; alcuni studi hanno dimostrato una correlazione tra alti livelli di IGF-1 ed una prognosi più sfavorevole, mentre altri più recenti sostengono il contrario.
Il consumo regolare di latte e latticini tende ad incrementare i livelli sierici di IGF-1176. Perciò, a titolo precauzionale, alle donne che hanno già avuto un tumore al seno, si consiglia di limitare l'assunzione di latte, anche se al momento non esistono evidenze scientifiche che indichino che un suo consumo moderato aumenti in maniera diretta il rischio di sviluppare un tumore nelle persone sane.

L’insulina, infine, modula la sintesi e la disponibilità biologica degli ormoni sessuali maschili e femminili e degli estrogeni, anch'essi considerati fattori prognostici. L’incremento del rischio di cancro al seno correlato all'obesità in donne post-menopausa è quasi interamente dovuto a un aumento dell’attività nel tessuto adiposo dell'aromatasi CY19, che converte gli androgeni in estrogeni, e a una diminuzione dei livelli di SHBG (sex-hormone-binding globulin) nel siero che a sua volta porta a un incremento nei livelli di estradiolo libero.

carota arancio.png  In conclusione

In generale, la perdita di peso contribuisce a normalizzare i livelli di diversi fattori, compresi i livelli di estrogeni, di insulina e di leptina.

Per quanto riguarda specifici interventi dietetici, su un campione di donne con una diagnosi di cancro al seno negli stadi precoci, sono stati confrontati due tipi di dieta: salutare (elevato consuma di frutta e vegetali, cereali integrali e pollame) e occidentale (elevato consumo di carne rossa e processata e cereali raffinati). Le donne che seguivano una dieta più salutare avevano una prognosi più favorevole.
Tuttavia, due grossi studi (WHEL e WINS) progettati per testare se interventi dietetici mirati a diminuire il consumo di grassi o a promuovere il consumo di frutta e vegetali, avessero un effetto sul rischio di recidiva, hanno dato risultati contrastanti per ragioni non completamente chiare anche se probabilmente indipendenti dall'efficacia dell’intervento dietetico.

In ogni caso, le donne a rischio di recidiva per il cancro al seno dovrebbero:
• evitare l’aumento di peso;
• ridurre i cibi ad alto indice glicemico(farine raffinate, cereali raffinati, patate ecc) e ad alto indice insulinico(latte, saccarosio);
• ridurrei cibi a alto contenuto di grassi saturi(salumi, carni rosse, formaggi) che possono generare insulino-resistenza (legata all'obesità addominale con aumento dei fattori infiammatori);
• evitare il consumo di alcool;
• aderire ad una dieta bilanciata.