Suggerimenti per i caregiver
Tutti i consigli per la gestione dei disturbi comportamentali non sono indicazioni o norme: proprio perché ogni persona è unica e reagisce alle cose in un modo personale, non ci si può aspettare di avere una soluzione che sia valida necessariamente per tutti.
DEPRESSIONE
Con la perdita di memoria, la propria autonomia viene sempre più compromessa.
E’ pertanto possibile che tutto questo si rifletta sul tono dell’umore perchè, soprattutto all'inizio della patologia, vi è consapevolezza della malattia: la persona può dimostrarsi triste, può tendere a isolarsi dagli altri, può stare seduta ore a fare niente, a guardare il vuoto. Con il progredire della malattia la depressione va ad accentuare e peggiorare sintomi psichici (aggressività), fisici (dolori allo stomaco e alla muscolatura) e comportamentali (disinteresse per qualsiasi attività, per l’appetito, per il sonno, per la cura di se stesso……).
Suggerimenti
Per cercare di prevenire o di interrompere questo stato dell’umore, possiamo proporre di fare delle attività insieme, rispettando i tempi e le attitudine della persona: se rifiuta, possiamo provare a insistere con delicatezza o riproporla in un secondo tempo, senza mai imporla. Il fare una attività assieme farà sentire alla persona la nostra vicinanza, che lo stiamo comprendendo, che non è solo, e susciterà comunque una reazione nella persona.
Tra le attività che possiamo proporre, prediligere le uscite, le passeggiate: le attività all’aria aperta stimolano i sensi e favoriscono il riemergere dei bei ricordi, aumentando la fiducia, il benessere psicofisico della persona, il tono dell’umore. Ciò è valido nei confronti sia delle persone in grado di camminare, sia per quelle che non riescono del tutto o solo in parte: possiamo ricorrere all’uso di carrellini deambulatori o carrozzine e fare vivere loro le emozioni che aria, sole, luce, profumi….possono suscitare. Impariamo anche a sfruttare, con costo zero, i giardini pubblici o le aree verdi: in genere queste aree sono già attrezzate con percorsi che, se troppo lunghi, possono essere effettuati anche in parte, possono essere provvisti di panchine e zone di soste all’ombra, possono prevedere fontane potabili…..
E' meglio cercare di evitare attività o situazioni che possano creare stress fisico ed emotivo: è controproducente provare a far svolgere attività che la persona non riesce a compiere perché ciò può causare stress, rabbia, rifiuto e depressione
A seconda dell’avanzamento della demenza, possiamo provare a stimolare la persona dandogli da curare un animale o una bambola. Il coccolare un animale (generalmente è un cane) o il tenere in braccio una bambola, che per forma e peso ricorda un bambino, si sono dimostrati un ottimo mezzo per stabilire una comunicazione e una socializzazione con altre persone: questo si traduce poi di conseguenza in un miglioramento della vita psicologica della persona, in una diminuzione della depressione e degli stati di agitazione, nel miglioramento della presa di cura di se stessa
Impariamo ad utilizzare i rinforzi positivi: ricordiamo i successi, le cose positive, i benefici, che si traggono nel fare le cose; evidenziamo come sono stati bravi nello svolgere un compito; evitare di far notare che una determinata cosa è stata eseguita col nostro aiuto
Bisogna comunque rivolgersi al medico per eventuale supporto farmacologico, ma solo dopo aver tentato di intervenire con strategie comportamentali
ANSIA
Nelle persone affette da demenza, l’incapacità di riconoscere il presente o il passato, luoghi, volti, parole può provocare stati di ansia, cioè stati di paura e preoccupazione, che si manifestano con agittazione, irrequietezza, apprensione, insonnia, facilità al pianto…...
Cosa fare in questi momenti? Come aiutare la persona che li vive?
Suggerimenti
-Innanzitutto, possiamo cercare di parlare con un tono pacato e rassicurante e possiamo provare anche a stabilire un contatto fisico mediante una carezza, un abbraccio: questa comunicazione, verbale e non verbale, farà capire alla perona che comprendiamo quello che sta provando, che non è sola ad affrontare quel momento. Possiamo cercare di mantenere in casa un’atmosfera serena e tranquilla: anche se chi è affetto da demenza ha problemi a comunicare, è in grado di percepire l’atmosfera che lo circonda e a farsi influenza da essa: un clima teso tenderà a fare sentire la persona insicura e quindi a non essere a proprio agio, a provare paura e ansia.
-Possiamo provare a distrarlo, portando l’attenzione su di un altro tema, per fare dimenticare lo stato d’ansia e ciò che lo stava causando.
-Prestiamo attenzione alla persona e a ciò che lo circonda: se capiamo cosa sta generando l’ansia, possiamo portare la persona in un altro ambiente o allontanare la causa dalla persona. Ad esempio, se di notte il buio causa ansia alla persona, possiamo illuminare la stanza accendendo un punto luce; se la persona si agita riflettendosi allo specchio perché non si riconosce, possiamo coprire lo specchio con un telo; se un soprammobile non viene riconosciuto come tale, ma agita la persona, possiamo rimuoverlo….
-Importante è creare e mantenere una routine nella vita delle persone affette da demenza. Scandire le ore della giornata, mantenendo gli stessi orari dei pasti e del sonno, gli stessi ambienti, le stesse attività…. favorisce una stabilità emotiva e rassicura le persone con demenza: la confusione data dai deficit cognitivi viene in un certo modo arginata dalla stabilità e dalla sicurezza data dalla routine di tutti i giorni.
-Se so che, quando ripete la frase “per quanto tempo”, sottintende il chiedere “per quanto tempo starai fuori”, possiamo subito rassicurarlo che torneremo presto, che non sarà solo ma che assieme a lui/lei ci sarà un’altra persona…
-Se, nonostante queste strategie, permane un grave stato d’ansia, possiamo contattare il medico, per valutare una possibile terapia farmacologica (gli ansiolitici possono essere efficaci, ma possono peggiorare lo stato confusionale)
IRRITABILITA’
La predisposizione alla rabbia o l’incapacità della persona affetta da demenza di comunicare verbalmente ciò che disturba, può sfociare in un atto d’ira con violenza fisica e/o verbale indirizzata verso oggetti o persone.
Suggerimenti
Cosa fare per fronteggiare e prevenire lo stato di irritazione di una persona?
cercare di rimanere calmi e parlare con tono calmo e rassicurante: sentirsi ascoltato e compreso può aiutare a ridurre l’ira
-evitare di farsi coinvolgere nello stato d’ira, arrabbiandoci noi stessi, perchè quel comportamento, quello stato d’animo, non è rivolto direttamente nei nostri confronti (non ce l’ha con noi), ma è il modo che la persona con deficit cognitivo può avere per comunicare un disagio
-se lo stato d’ira non si placa con l’intervento di una persona, possiamo far tentare una persona diversa: non sentiamoci incapaci, perché il non rasserenarsi può essere dovuto a molteplici fattori che nulla hanno a che fare con noi (la percezione alterata che le persone affette con demenza hanno della realtà, delle cose, delle persone, delle parole, della voce…..può far reagire in modo diverso)
-possiamo provare a distrarlo, portando l’attenzione su di un altro tema, per fare dimenticare lo stato di irritazione e ciò che lo stava causando.
-evitare costringerlo in un ambiente ristretto, ma farlo muovere liberamente per “scaricarsi” e calmarsi, facendo attenzione che nell’ambiente circostante non ci siano oggetti pericolosi (ad esempio forbici, coltelli….) per loro stessi e per gli altri
-concedere tutto il tempo che necessita per calmarsi, senza pressare e mettere fretta, perché ciò tende ad innervosise e a fare montare la rabbia
-possiamo provare a dargli qualcosa con cui giocherellare (ad esempio un fazzoletto, una pallina di gomma) per scaricare la tensione nervosa
-evitare di impegnare la persona in attività che non riesce a svolgere perché il fallimento può deprimerla o, al contrario, innervosirla
-possiamo offrire un bicchiere d’acqua per cercare di spezzare e smontare il momento (ovviamente evitiamo di utilizzare bicchieri di vetro, che possono diventare pericolosi se gettati e se frantumati)
-se sappiamo che la persona è predisposta ad avere scatti d’ira, è consigliabile ridurre le bevande e le pietanze che contengono caffeina e teina, in quanto sostanze eccitanti
-prestiamo attenzione alla persona e a ciò che lo circonda: se capiamo cosa la può irritare o cosa la sta irritando, possiamo portare la persona in un altro ambiente o allontanare la causa dalla persona. In questo modo possiamo prevenire il verificarsi dell’irritazione oppure placare questo stato d’animo
-non vergognarsi, e avvisare anche gli altri familiari del verificarsi di questi momenti, in modo tale che non vengano presi alla sprovvista
-salvaguardare la propria incolumità, verificando sempre che ci sia una via di fuga: nei momenti di ira, possono trovare una forza insospettabile
-è opportuno contattare il medico, se gli stati di irritazione diventano eccessivi e frequenti.
AGITAZIONE PSICOMOTORIA
In questa definizione ricadono le attività motorie e/o verbali fuori dal normale, inappropriate, non finalizzati a qualcosa: la persona si mostrerà incapace a stare ferma (mentre è seduta su una sedia può iniziare a dondolarsi con il tronco, inizierà a parlare in continuazione senza effettuare un discorso con un senso logico, può diventare pallido in volto, a sudare, a tremare…...
Nella demenza, l’incapacità di affrontare nuove situazioni o compiti troppo complessi, la presenza di troppi stimoli da gestire contemporaneamente
Suggerimenti
--possiamo cercare di parlare con un tono pacato e rassicurante e possiamo provare anche a stabilire un contatto fisico mediante una carezza, un abbraccio: questa comunicazione, verbale e non verbale, farà capire alla persona che comprendiamo quello che sta provando, che non è sola ad affrontare quel momento. I toni calmi e rassicuranti possono ri-orientarlo nel tempo e nello spazio
-possiamo evitare le situazioni che creando stress, possono provocare agitazione psicomotoria: la presenza di troppe persone, luci intermittenti, tv e musica troppo alta
-possiamo provare a distrarlo dandogli qualcosa da fare
-possiamo creare un ambiente sicuro, eliminando ciò che lo potrebbe ferire (coprire gli angoli, eliminare tappeti, fili elettrici). Il bloccare fisicamente una persona è pericoloso per la persona stessa (che si può far male) e per chi attua la coercizione (riescono a trovare una forza fisica straordinaria che non hanno in condizioni normali)
-non sentiamoci in colpa: questi atteggiamenti non sono rivolti direttamente alla nostra persona, non sono scaturiti da un nostro comportamento volontario e possono essere di difficile gestione .
-contattare il medico per un' eventuale terapia
AGGRESSIVITA’
E’ una manifestazione fisica (pugni, calci spinte...) o verbale (brontolio, parolacce, urla) scatenata anche da cose non specifiche.
La persona affetta da demenza, avendo alterata la capacità di comprendere, decodificare e interpretare ciò che accade intorno (può avere reazioni aggressive perché recepisce come minaccia o invadenza il semplice avvicinarsi di una persona, come un attacco il tono alto di una conversazione….) oppure può essere aggressivo perchè non riconoscere le cose (ad esempio non riconosce l’acqua della doccia che scorre e quindi non si vuole lavare….) oppure l’aggressività può essere una reazione ad un dolore fisico, ad un momento di paura, all’incapacità ad eseguire una attività.
Suggerimenti
Come possiamo agire in questi momenti?
-innanzitutto, è meglio cercare di rimanere calmi e parlare con tono calmo e rassicurante: sentirsi ascoltato e compreso può aiutare a ridurre l’aggressività
-evitare di farsi coinvolgere dal momento, arrabbiandoci noi stessi, perchè quel comportamento, quello stato d’animo, non è rivolto direttamente nei nostri confronti (non ce l’ha con noi), ma è il modo che la persona con deficit cognitivo può avere per comunicare un disagio
-se l’aggressività non si placa con l’intervento di una persona, possiamo far tentare una persona diversa: non sentiamoci incapaci, perché il non rasserenarsi può essere dovuto a molteplici fattori che nulla hanno a che fare con noi
-cerchiamo di capirne la causa: se capiamo cosa sta causando l’aggressività, possiamo portare la persona in un altro ambiente o allontanare la causa dalla persona.
-possiamo provare di distrarre la persona, facendolo concentrare su altro. Ad esempio durante il bagno o il momento del vestirsi, possiamo distrarlo cantando delle canzoni note
-se diventa aggressivo perché non vuole fare una cosa (ad esempio bagno), evitiamo di intestardirci a voler far fare subito la cosa, ma rimandiamo il tutto riproponendo l’attività in un secondo momento
-i ricordi negativi possono causare l’aggressività: conoscere la persona può aiutarci a evitare di rievocarli
-salvaguardare la propria incolumità, verificando sempre che ci sia una via di fuga: in questi momenti possono trovare una forza insospettabile: la nostra incolumità prima di tutto
-non vergognarsi, e avvisare anche gli altri familiari del verificarsi di questi momenti, in modo tale che non vengano presi alla sprovvista
-avvisare il medico di questi momenti per una eventuale terapia
-evitare atteggiamenti provocatori, di sfida
-non deridere la persona
-non mostrare paura
-non ricorrere a minacce, punizioni e non sgridare, perché non serve
APATIA
Con l’esordio della demenza la persona può diventare indifferente nei confronti di ciò che lo circonda, può perdere l’interesse per ciò che accade intorno a lui: ciò fa si anche che non abbia più interesse nella cura della propria persona (scarsa igiene, vestiti non puliti), della propria casa (casa sporca e disordinata), del proprio vivere (non coltivano più gli hobbies che avevano), delle persone che vivono attorno ad esso (si celano nel mutismo, non partecipano a conversazioni). Questa condizione si chiama apatia, si può tentare di contrastare, ma, in alcuni momenti, dovremo rassegnarci al fatto che non possiamo farci niente, senza sentirci perdenti, inefficaci, incapaci e impotenti
Suggerimenti
-incoraggiamo a fare o a interessarsi a qualcosa, senza essere troppo assillanti, perchè potrebbe essere controproducente, rendendolo nervoso e agitato
-suggeriamo di fare le attività che è ancora in grado di fare: con la perdita progressiva dell’autonomia, la persona cercherà di evitare di fare ciò che le risulta più difficile in quanto il fallimento lo porterà nella depressione, nell’apatia, o al contrario, lo agiterà, lo renderà aggressivo, irritato
-complimentarsi e sottolineiamo le attività che riescono a compiere con successo
DELIRI e ALLUCINAZIONI
Quando una persona è convinta che cose non vere stiano accadendo e lo stanno danneggiando, punendo, sta avendo un delirio. Un delirio è una falsa credenza. Parenti o badanti possono essere imputati di far sparire oggetti, il postino potrebbe essere accusato di nascondere le lettere, il coniuge di essere infedele….. Nella maggior parte dei casi, i deliri riguardano parenti o badanti, cioè chi assiste.
Quando una persona crede di sentire, vedere, udire o percepire l’odore di cose che non ci sono nella realtà, sta avendo un’allucinazione. Si possono manifestare con la convinzione che persone immaginarie vivano con loro, con il non riconoscere la propria persona davanti ad uno specchio, col vedere nelle immagini televisive persone familiari.
Deliri e allucinazioni possono essere trattati farmacologicamente con antipsicotici su prescrizione medica, ma la prima terapia da mettere in atto è quella non farmacologica che agisce sui comportamenti o sull’ambiente:
suggerimenti
-non offendersi, se deliri e allucinazioni sono proiettati su chi assiste la persona: non è una cosa volontaria, un attacco personale, ma una conseguenza della malattia
-ascoltare e rassicurare la persona, cercando di capire empaticamente ciò che stanno vivendo: il sentirsi capito rasserenerà la persona, facendo affievolire la fantasia
-non deriderlo: anche se sta credendo in una cosa irreale o sta vivendo in un mondo tutto suo, può essere in grado di capire o percepire se una persona lo sta deridendo. Ciò lo può fare adirare, diventando aggressivo, e aumentando il grado del delirio/allucinazione
-provare di spiegare con linguaggio semplice che ciò che stanno vivendo non è una cosa reale. Tuttavia, se non collabora e non lo capisce, evitare di contraddirlo, di cercare di convincerlo a tutti i costi e di arrivare a discussioni, perché ciò non fa altro che generare stress e frustrazione
-provare a distrarlo, portando l’attenzione su un’altra cosa che normalmente gli risulta piacevole
-cercare di capire se c’è qualcosa che ha provocato l’allucinazione o il delirio, in modo tale da allontanarlo da esso o spostare l’elemento di disturbo (ad esempio se la propria immagine allo specchio non viene riconosciuta e genera un’allucinazione, possiamo coprire lo specchio con un telo; se rumori o suoni sono causa scatenante di un delirio possiamo cercare di allontanarlo dalla fonte rumorosa; le stanze buie, le statue o i soprammobili possono essere percepiti erroneamente, pertanto potranno essere illuminati per una visione migliore)
-evitare la contenzione e la costrizione che aumentano stress, agitazione, ma lasciarlo libero di muoversi in un ambiente sicuro.
DISTURBI DEL RITMO SONNO-VEGLIA
Il malato di demenza, nel corso della malattia, può avere problemi nell'avere un sonno notturno regolare, ma può addormentarsi con difficoltà o stare sveglio di notte e dormire di giorno. In questi momenti può urlare, chiamare (in genere chiamano il coniuge, il figlio/a, il genitore), muoversi nel letto senza uno scopo (sfregare le lenzuola) o girovagare per casa, causando stanchezza per il proprio fisico e rendendo difficile il riposo anche per chi vive con lui.
Suggerimenti
per prevenire l'insonnia e il girovagare notturno:
-mantenere attiva la persona durante il giorno e limitare i sonnellini diurni. La persona affetta da demenza può dormire di giorno perchè si annoia, quindi è opportuno programmare attività regolari e costanti (fisiche e non) che lo tengano sveglio e attento
-cercare di capire se l'insonnia ha una causa. Alcuni farmaci, come i tranquillanti, possono favorire il girovagare notturno; l'incapacità di distinguere il giorno dalla notte fa sì che stiano svegli di notte e dormano di giorno, quindi è opportuno rendere buia la camera da letto; le posizioni scomode nel letto rendono difficili il dormire; il dolore può impedire un sonno tranquillo, cosi come la presenza di un'importante incontinenza urinaria (per la sensazione di bagnato)
-evitare di accendere la televisione in camera da letto (soprattutto ad alto volume)
-mantenere gli stessi orari e le stesse procedure per andare a letto: la routine, dando stabilità emotiva alla persona, favorisce l’esecuzione delle attività per andare a letto (mettere il pigiama, lavarsi, lavare i denti…) e favorisce l’addormentarsi
-assicurare un microclima della camera confortevole; se una persona ha caldo e suda o ha freddo, difficilmente prenderà sonno.
-durante il giorno, favorire l'esposizione al sole perchè aumenta la produzione di melatonina, ormone che regola il sonno
-fare bere una tazza di latte concilia il sonno
-se si vuole alzare, non costringere la persona a stare a letto, ma favorire il girovagare in sicurezza: mettere sotto chiave ciò che può essere un pericolo (coltelli, chiavi auto, detersivi, elettrodomestici...), dotare di chiusure porte e finestre, assicurarsi che le stanze siano illuminate, evitare che ci siano in giro prolunghe o fili elettrici; posizionare cancelli di sicurezza per entrare in cucina o per accedere alle scale, vigilare su quello che sta facendo
-valutare l'utilizzo di dispositivi elettronici (ad esempio braccialetti con gps) oppure cucire nei vestiti nome, cognome della persona e numero del telefono del caregiver. Questo potrà esserci d’aiuto nel ritrovare la persona se dovessero riuscire a trovare la via di uscita e, quindi scappare durante la notte.
DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE.
Le cause di una alimentazione inadeguata sono da ritrovarsi nella diminuzione della percezione degli stimoli gustativi e del senso di fame.
Suggerimenti
per un adeguato ambiente per la consumazione del pasto:
-creare un ambiente tranquillo e privo di distrazioni (tv o musica possono distrarre)
-stabilire una routine: mantenere gli stessi orari, creare delle sequenze (andare in bagno, lavare le mani, sedersi al tavolo, mangiare, andare in bagno a lavarsi i denti)
-apparecchiare una tavola colorata, dove le singole stoviglie spiccano e sono ben identificabili per colore, stimola l’alimentazione
-utilizzare posate con impugnatura grande per facilitarne la presa
-utilizzare bicchieri infrangibili e, a seconda delle capacità residue, possono essere utilizzati quelli con impugnatura ed imboccatura
-utilizzare piatti infrangibili e, a seconda delle capacità residue, possono essere utilizzati quelli con bordo rialzato o col fondo inclinato perchè facilita la raccolta del cibo, oppure quelli termici quando la persona necessita un tempo lungo per la consumazione del pasto
-controllare il cavo orale: se una persona rifiuta di mangiare può essere il suo modo di manifestare un problema al cavo orale (ad esempio la presenza di afte, gengiviti o infiammazione dentale)
-fare eseguire l’igiene del cavo orale prima del pasto, stimola la salivazione e il gusto del cibo
-se si sporca i vestiti non deve essere un problema, perché è più importante il successo che ottiene alimentandosi in modo autonomo
-non farlo mangiare da solo, ma assieme alla famiglia, renderlo partecipe alla vita quotidiana della famiglia
-rispettare i tempi di cui necessita per alimentarsi
-se non mangia volentieri, interrompere il pasto con delle piccole passeggiate
-frazionare i pasti
-dare piccoli spuntini, magari fatti di frutta o verdura
-provare a distrarlo, coinvolgendolo in attività (piegare degli asciugamani)
-proporre alimenti o bevande a lui/lei gradite in passato
-non insistere negli orari canonici, perché può causare tensioni e ulteriore rifiuto, ma riproporre il cibo in altro momento
-se non vuole aprire la bocca, provare a toccare la bocca con un cucchiaino, perché stimola l’apertura della stessa
-se non mangia perché non riconosce il cibo, aiutarlo a portare la posata alla bocca
-registrare su di un diario alimentare cosa e quanto mangia, anche se poco per poi valutare col medico eventuali integrazioni.
- se non riesce ad usare le posate possiamo lasciarlo mangiare con le mani.
DISTURDI DELL’IDRATAZIONE
Si ha disidratazione quando l’introduzione dei liquidi sono inferiori per quantità rispetto all’uscita.
Gli anziani, in generale, perdono il senso della sete oppure non bevono per la paura di perdere la pipì o di non fare in tempo a raggiungere il bagno. Nelle demenze si aggiunge il problema del dimenticarsi di bere a sufficienza. Inoltre, l’assunzione di alcuni farmaci (ad esempio i lassativi) possono compromettere l’idratazione corporea.
Suggerimenti
per prevenire la disidratazione:
-se notiamo che la persona beve poco e osserviamo alcuni sintomi di disidratazione possiamo registrare il bilancio idrico e parlarne con il medico.
-offrire da bere un bicchiere di acqua a cadenza regolare durante la giornata. L’assunzione di liquidi al die dovrebbe essere di 1,5 l
-offrire te o tisane
-proporre bevande come succhi e spremute in assenza di diabete, oppure insaporire l’acqua con delle fette di frutta
-offrire da mangiare frutta (cocomero, fragole, melone) e verdura (cetrioli, pomodori, lattuga, zucca, sedano): anche dagli alimenti si assumono liquidi
-in estate, proporre bevande fresche o granite
-in inverno proporre da mangiare brodi o minestroni, in assenza di disfagia
DISTURBI DELLA SESSUALITA’
Con la demenza si perde la consapevolezza che esistoni delle norme di comportamento di vita sociale: pertanto è possibile che alcune persone mettano in atto condotte sessuali inappropriate (possono riguardare approcci persistenti e spinti nei confronti di chi lo assiste o dei parenti, atti di masturbazione in pubblico, linguaggio scurrile).
La persona con demenza non è in grado di comprendere che è un atteggiamento errato.
Suggerimenti da mettere in atto in questi momenti:
-restare calmi: la persona che sta avendo quell’atteggiamento non è consapevole di ciò che sta facendo
-cercare di distrarre la persona, spostando la sua attenzione su altro
-non fomentare atteggiamenti sessuali, provocando, parlando alludendo al sesso, facendo vedere immagini televisive….; né tantomeno subire tali atteggiamenti, ma sottrarsi e parlarne con il medico
-cercare di capire se è un modo di manifestare un disagio: lo spogliarsi di una persona può indicare la necessità di andare in bagno o che ha caldo, il toccarsi può indicare la necessità di un contatto fisico o di un bisogno di affetto
-in caso di un linguaggio scurrile, provare a spiegare che non è un linguaggio adeguato
-in caso di approcci sessuali rivolti ad un parente stretto, non prendersela perché la persona non riconosce né la parentela, né la differenza anagrafica, non fa un atto volontario verso il proprio parente. Con questo, però, non dobbiamo lasciarlo fare indisturbato, ma dovremo cercare di distrarlo
DISTURBI DEL VAGABONDAGGIO/AFFACCENDAMENTO (WANDERING)
Il disturbo del vagabondaggio si ha quando la persona inizia a camminare senza una meta, senza uno scopo, a causa di un bisogno incontrollabile.
Il disturbo dell’affaccendamento, invece, è relativo al compimento di gesti e comportamenti senza un fine (rovista nei cassonetti, strofina e lenzuola o dei vestiti, sposta degli oggetti….).
Sono espressione di un disagio: la perdita dei punti di riferimento, della capacità di riconoscere chi e cosa lo circonda, genera ansia, che viene scaricata con l’attività motoria (cammino o spostamento di oggetti); possono muoversi con la necessità di andare in bagno o in cucina per mangiare, ma dimenticano poi quello che stavano facendo; se nella vita erano abituati a camminare, è probabile che lo facciano anche dopo; se si stanno annoiando, è probabile che si muovano; avendo una confusione sul tempo, cioè non riconoscendo il giorno o la notte, è possibile che, svegliandosi di notte, si vestano e provino ad uscire; gli stati d’animo quali l’irrequietezza generano la necessità di muoversi.
Suggerimenti
-usare anche il linguaggio non verbale, corporeo per cercare di placare l’impulso del movimento: ad esempio con le braccia possiamo riprodurre il segnale del fermarsi
-nascondere le porte di uscita, ponendo davanti una tenda
-mettere all’interno dei vestiti dei cartellini con i dati anagrafici, l’indirizzo e il numero di telefono del caregiver: se riusciranno ad eludere la nostra sorveglianza, possono essere utili per essere rintracciati
-installare a porte e finestre chiusure difficili da aprire o allarmi di apertura
-non bloccare fisicamente la persona, ma creare un ambiente sicuro entro cui muoversi (AMBIENTE PROTESICO): il bloccare fisicamente può causare agitazione, aggressività, violenza. Le stesse spondine al letto possono essere pericolose, perché, nell’intento di scavalcarle, possono facilitare la caduta a terra
-possiamo accompagnare la persona nel suo percorso oppure, se non vuole, vigilarla da lontano
-evitare di fare cambiamenti nell’ambiente domestico perché genera disorientamento
-ricreare una routine del passato: se in passato erano abituati ad esempio ad andare a camminare alle 17, è probabile che tenderanno ad avere un wandering ricordando quello che facevano in passato. Quindi, invece, di incorrere nel pericolo che vaghino da soli e si perdano, sarebbe più opportuno, se possibile, ricreare quella passeggiata
-cercare di anticipare le richieste: ad esempio invitarlo e accompagnarlo in bagno, senza aspettare che senta la necessità di andarci. A volte l’impulso di andare in bagno fa camminare la persona verso il bagno, ma durante il tragitto possono perdere la cognizione di cosa stavano facendo o di dove sono, causando il vagabondare
-evitare luoghi affollati, che possano generare agitazione e confusione nella persona
-avvisare i vicini di casa del disturbo, in modo tale che se lo vedono uscire da solo possano intrattenerlo e contattarci
-se l’affaccendamento non è stancante, lasciarlo fare, oppure provare ad indirizzarlo in attività più leggera: il movimento, comunque, produce effetti positivi, non solo sul fisico, ma si riflette anche su altri aspetti della vita
-in caso di wandering notturno, il rischio associato è quello di uscire di casa mentre gli altri dormono o di cadere, perché di notte l’illuminazione è assente e perché la stanchezza non aiuta. Pertanto, manteniamo un'illuminazione notturna adeguata, facciamo attenzione a chiudere le uscite e le finestre, posizioniamo dei cancelletti all’inizio e alla fine delle scale, rimuoviamo tappeti, fili elettrici, oggetti a terra che possono far incorrere la persona nel rischio di caduta
-evitare terapie farmacologiche per sedare, in quanto hanno effetti che si ripercuotono sul movimento e quindi che aumentano il rischio di caduta.
DISTURBI DELLA VOCALIZZAZIONE
Entro questi disturbi ricadono sia il riprodurre continuamente e incessantemente le stesse parole e le stesse frasi, ma anche gli stessi suoni, urla, vocalizzazioni, nenie.
Se da un lato questo rappresenta sicuramente un modo per la persona di “comunicare”, dall’altro è anche importante ammettere che questo è anche un comportamento che crea disturbo e frustrazione nella persona che vive con lui o nei vicini di casa.
Non c’è niente di male nell’esprimere l’incapacità di sopportare e/o accettare tutti i sintomi della demenza
Suggerimenti
-cerchiamo di capire il motivo scatenante la vocalizzazione: se è una persona allettata possiamo provare a farle cambiare posizione, possiamo verificare che non necessiti una cura igienica…
-proviamo a verificare se la vocalizzazione non dipende da un dolore di tipo fisico
-proviamo a fare sentire la nostra presenza con una carezza, un abbraccio, per rassicurare
-proviamo ad anticiparne i bisogni, le necessità: se capiamo che la vocalizzazione indica in disagio di avere evacuato e sentirsi sporco, possiamo provare a portare in bagno più volte al giorno la persona prima che si sporchi; se la vocalizzazione esprime la necessità di avere attenzioni, possiamo coinvolgerlo in attività da fare assieme,
-cercare di dare sempre attenzioni personalizzate: ognuno ha le proprie necessità e bisogni
“SINDROME DEL TRAMONTO”? (SUNDOWNING)
La sindrome del tramonto rappresenta quell’insieme di sintomi comportamentali tipico del calar della sera (confusione, disorientamento temporo-spaziale, deliri, allucinazioni, agitazione,..). A seconda della stagione questi sintomi possono essere sempre di più anticipati nel pomeriggio (ad esempio potrebbe capitare alle 15 in inverno, alle 18 in estate), proprio perché caratteristico del tramonto del sole.
I motivi per cui può insorgere sono tanti: stanchezza (con la sera tende a confondersi e quindi si agita perché più confuso/a), difficoltà di riconoscere le cose al buio o di riconoscere gli oggetti o la propria abitazione, con comparsa di allucinazioni (potrebbe andare peggio se una persona ha problemi di vista), accumulo di farmaci, sensazione di paura…
suggerimenti
-Cercare di non agitarsi o di mostrarsi nervosi.
-Favorire l’illuminazione degli ambienti, evitando il passaggio luce-buio.
-Mostrare foto o oggetti familiari, per cercarlo di rassicurare sull’ambiente personale.
-Evitare di alzare la voce.
-Se il paziente ha deliri o allucinazioni di cui è convinto, non contraddirlo.
-Portalo fuori a fare due passi.
-Cercalo di distrarlo con attività ludiche in base alle esigenze e passioni del paziente.
-Favorire l’idratazione (la disidratazione può peggiorare i sintomi).
-Se nonostante i consigli non farmacologici, si è in difficoltà, rivolgiti al CDCD di riferimento per valutare con il geriatra/neurologo eventuali modifiche della terapia medica, tenendo conto che molti farmaci possono avere effetti collaterali, per cui l’uso della terapia farmacologica va riservato ad importanti difficoltà di gestione.