Cerca

Condizioni patologiche e corretta alimentazione

Pubblicato il 27/02/2019

Nel 2014 l’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC) ha riassunto i risultati pubblicati fino ad allora, relativi al consumo di frutta e verdura e rischio di cancro. Lo studio ha evidenziato come il rischio di tumore per il tratto gastrointestinale, il colon, il fegato, il polmone e il seno, diminuisce, in modo variabile, con un consumo di frutta e verdura pari alle 5 porzioni giornaliere raccomandate.

grafico CRC.png

Quindi, in particolare frutta e verdura possono avere un ruolo protettivo per alcuni tipi di tumore.

Nonostante queste evidenze, nella maggior parte dei paesi occidentali, meno del 10% della popolazione consuma livelli adeguati di frutta e fibre, come indicato dalla review del 2018 “Whole Fruits and Fruit Fiber Emerging Health Effects”. Anche in Emilia-Romagna, il consumo quotidiano di 5 porzioni di frutta e verdura riguarda soltanto il 10% dei cittadini, in linea con il consumo a livello nazionale (PASSI 2014-2017).

Se considerando gli over64 in Regione il dato migliora (13%), non va meglio guardando ai bambini: il 39% dei bambini di 8-9 anni consuma verdura meno di una volta al giorno o mai nell’intera settimana (OKkio 2016).

 

Malattie cardiovascolari

Le malattie cardiovascolari, come l’infarto miocardico, l’ictus cerebri e le arteriopatie periferiche, rappresentano la principale causa di morte e invalidità in Italia, sono infatti responsabili del 44% dei decessi.

I fattori di rischio che contribuiscono alla loro insorgenza e sviluppo sono diversi: alcuni di questi non sono modificabili (età, sesso e familiarità), altri sono stati identificati come fattori modificabili, in quanto legati a comportamenti e stili di vita (fumo, abuso di alcol, scorretta alimentazione, sedentarietà) spesso causa di diabete, obesità, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa.

Tra i fattori di rischio modificabili, il controllo della colesterolemia totale ha un ruolo importante, in quanto il colesterolo – costituente essenziale della membrana cellulare – quando presente in eccesso tende ad accumularsi nella parete delle arterie e a formare le placche aterosclerotiche, causandone il restringimento.

I livelli di colesterolo totale nel sangue, devono essere al di sotto dei 200 mg/dl e ulteriormente inferiori nei soggetti che presentano fattori di rischio.

È possibile ridurre il rischio cardiovascolare attraverso l’adozione di uno stile di vita sano, affiancando corretta alimentazione e attività fisica regolare.

Per proteggere la nostra salute è fondamentale controllare la quantità e la qualità dei grassi consumati e le calorie totali della dieta. Ridurre in generale la quantità di grassi alimentari – in particolare quelli saturi – di colesterolo e di calorie ingerite, permette spesso di abbassare livelli troppo elevati di colesterolemia, diminuendo così la probabilità di incorrere nelle malattie associate. Per alcuni soggetti, ad esempio chi è affetto da ipercolesterolemia familiare, può risultare necessaria una terapia farmacologica.


Quanti grassi, quali grassi

Per stare bene è necessario introdurre con l’alimentazione una certa quantità di grassi, ma è altrettanto opportuno non eccedere. Tutti i grassi sono uguali sul piano dell’apporto di energia, ma non sul piano della qualità, dato che varia la composizione chimica. In particolare quella degli acidi grassi, che possono essere: saturi, contenuti nei
prodotti lattiero-caseari e nelle carni grasse; insaturi, che si trovano negli oli vegetali (di semi e di oliva) e in noci, nocciole, olive e pesce; trans, presenti naturalmente nei prodotti ricavati dagli animali ruminanti (carni e latte) o derivanti da alcuni trattamenti industriali.

I grassi, oltre a fornire energia in maniera concentrata, apportano acidi grassi essenziali della famiglia omega-6 (acido linoleico) e della famiglia omega-3 (acido linolenico) e favoriscono l’assorbimento delle vitamine liposolubili A, D, E, K e dei carotenoidi.

 

Tumori

Il cancro è la seconda causa di morte nel mondo. È una patologia caratterizzata dall’accumulo di mutazioni a livello del DNA in geni specifici chiamati oncogeni e oncosoppressori.

Adottare uno stile di vita corretto, che comprende una dieta equilibrata ed esercizio fisico regolare, gioca un ruolo fondamentale nel diminuire l’insorgenza e lo sviluppo dei tumori più diffusi nei paesi occidentali. È stato dimostrato, infatti, che seguire un’alimentazione basata sul modello mediterraneo aiuta a prevenire il rischio di tumori.

Una dieta ricca di vegetali (frutta e verdura), cereali integrali, legumi e povera di grassi animali e carne, unitamente al controllo del peso corporeo, è la via indicata dall’epidemiologia nutrizionale per prevenire determinati tipi di cancro (WCRF/AICR, 2007. Food, Nutrition, Physical Activity, and the Prevention of Cancer: a Global Perspective).

Al contrario le cattive abitudini alimentari sono responsabili di circa tre tumori su dieci: un’alimentazione ricca di grassi e proteine animali favorisce la comparsa e la progressione della malattia.

I contributi scientifici relativi al binomio nutrizione-tumori confermano i benefici sia in termini di prevenzione del cancro sia di recidive: chi ha avuto un cancro dovrebbe ricevere cure nutrizionali da un professionista adeguatamente formato o comunque cercare di mantenere un peso adeguato e fare attività fisica.

 

Prevenzione delle recidive

La corretta alimentazione al termine delle cure è un aspetto da tenere in particolare considerazione e che solo negli ultimi anni sta ricevendo la giusta e necessaria attenzione.

Pur essendo ancora controversi i dati su un possibile ruolo di diete specifiche o supplementi dietetici nel migliorare la prognosi di tumori già in atto, è aumentato il numero degli studi, grazie anche all’interesse dimostrato dai pazienti, che considerano seguire una terapia complementare il modo migliore per giocare un ruolo attivo nel
processo terapeutico, per aumentarne l’efficacia e raggiungere più rapidamente la guarigione.

Seguire una corretta alimentazione durante la terapia antitumorale è di fondamentale importanza: è possibile adottare specifiche strategie nutrizionali per prepararsi alla chemioterapia e contrastare gli effetti collaterali.

Gli screening oncologici nell'Azienda USL di Bologna.

 

Diabete

Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da valori elevati di glucosio nel sangue che predispongono all’insorgenza di numerose complicanze (nefropatia, cardiopatia, neuropatia, retinopatia, piede diabetico).

Esistono due tipologie profondamente diverse di diabete mellito: di tipo 1 e di tipo 2, che rappresenta oltre il 90% delle forme di diabete.

Il diabete di tipo 1 è causato dall’assenza di insulina – ormone che regola l’assunzione del glucosio – dovuta alla distruzione delle cellule pancreatiche.

Il diabete di tipo 2, invece, è causato da una alterazione dell’azione dell’insulina, che anche se presente, non è in grado di esercitare correttamente le proprie funzioni. Numerosi fattori favoriscono l’insorgenza del diabete mellito di tipo 2: l’obesità, una alimentazione ricca di zuccheri, l’inattività fisica.

A causa delle profonde modifiche dello stile di vita e dell’alimentazione avvenute negli ultimi decenni in Italia e nel mondo, il diabete mellito di tipo 2 sta diventando una vera e propria epidemia: si stima che attualmente si sfiori il 10% di diabetici nella popolazione italiana tra i 50 e 69 anni.

Molto preoccupante, inoltre, risulta essere il vertiginoso aumento che si sta verificando negli ultimi anni delle forme di diabete di tipo 2 nel bambino e nell’adolescente, drammatico indice del trend di anticipo di presentazione della malattia.


Zuccheri semplici e complessi

Gli zuccheri (o carboidrati) sono componenti chimici che contribuiscono a fornire l’energia necessaria al nostro corpo per poter esercitare tutte le funzioni vitali.

I carboidrati possono essere suddivisi in carboidrati semplici e complessi. I carboidrati semplici sono zuccheri con una struttura chimica semplice, come il glucosio, il fruttosio, il galattosio, il saccarosio (lo zucchero da tavola), il lattosio (presente nel latte), il maltosio (contenuto nell’orzo).

In considerazione della loro struttura, questo tipo di zuccheri viene rapidamente assorbito nell’intestino e determina un incremento molto rapido della glicemia, che predispone al diabete. Gli zuccheri semplici si trovano principalmente nelle bibite, nei dolciumi, nella frutta e nei succhi di frutta.

Al contrario, i carboidrati complessi hanno una struttura più elaborata e la loro digestione richiede più tempo, determinando un aumento più graduale della glicemia e un maggiore senso di sazietà. Questo tipo di carboidrati si ritrovano soprattutto nei cereali, nei legumi, nelle patate e nella pasta. Pertanto, l’impiego dei carboidrati complessi è di gran lunga preferibile ai carboidrati semplici.

 

Obesità

L’obesità è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che predispone all’insorgenza di malattie, complicanze e riduce l’aspettativa di vita. Nei soggetti obesi o in sovrappeso vi sono
importanti differenze relative alla distribuzione del grasso in eccesso.

I rischi maggiori per la salute si sono osservati in presenza di grasso addominale rispetto alla localizzazione su fianchi e glutei. L’obesità, soprattutto quando addominale, determina un aumentato rischio di malattie cardiovascolari (ipertensione arteriosa sistemica, infarto, ictus), diabete mellito, sindrome delle apnee ostruttive del sonno, carcinomi, osteoartrosi.

L’aumento dell’utilizzo di alimenti a elevato contenuto calorico, come cibi pronti e snack, e la riduzione dell’esercizio fisico favorisce l’insorgenza dell’obesità.

Negli ultimi anni, la prevalenza di questa patologia è allarmante: attualmente si stima che in Italia il 10% della popolazione adulta ne sia affetta.

Il dato appare ancora più preoccupante nella popolazione pediatrica, seppure le campagne di informazione e sensibilizzazione sembrano aver avuto successo nel determinare una deflessione di prevalenza (dal 12% nel 2008 al 9,3% nel 2017).
Per affrontare il problema l'Azienda USL di Bologna ha creato uno specifico percorso di presa in carico e cura dell'obesità infantile che coinvolge diversi professionisti e integra diverse competenze specialistiche.


Comportamenti alimentari

L’adozione di stili di vita sani – alimentazione corretta e attività fisica adeguata – può aiutare a controllare il proprio peso ed evitare che superi i livelli a rischio.

Per questo il Ministero della Salute ha stilato una lista di consigli a favore di corretti comportamenti alimentari:

  • Limitare il consumo di grassi e zuccheri, abbondanti soprattutto nei cibi confezionati e nelle bibite gassate.
  • Aumentare il consumo di verdure, legumi, cereali integrali e, in generale cibi freschi, non processati.
  • Seguire una dieta variata, con porzioni moderate.
  • Limitare l’alcol, che oltre ad essere nocivo alla salute degli organi, è anche un’importante fonte di calorie, senza apportare vantaggi nutrizionali.
  • Non ricorrere al cibo come genere di conforto, nel caso in cui ci si senta depressi o giù di corda.
  • Dare ai bambini un buon esempio in materia di alimentazione: i figli di genitori obesi tendono a loro volta ad avere problemi di peso.
  • Fare una regolare attività fisica: gli adulti dovrebbero fare almeno 30 minuti al giorno, 5 volte alla settimana, un’attività fisica aerobica di intensità moderata (camminare a passo veloce, andare in bicicletta, nuotare, ballare), mentre i bambini almeno 60 minuti al giorno. Nel caso in cui si desideri perdere peso, il livello di attività fisica dovrà essere gradualmente incrementato.

 

Osteoporosi

L’osteoporosi è una malattia caratterizzata dall’alterazione dell’architettura del tessuto osseo con conseguente riduzione della resistenza dell’osso, aumento della fragilità e del rischio di fratture spontanee o per traumi di lieve entità.

Numerosi sono i fattori che predispongono all’insorgenza dell’osteoporosi: le carenze alimentari, in particolare di proteine, calcio e vitamina D, il consumo di alcool, il fumo, la sedentarietà, la magrezza, la menopausa precoce, la familiarità, l’uso di alcuni farmaci come cortisonici e antiepilettici, la compresenza di altre malattie come l’ipertiroidismo, l’iperparatiroidismo, la celiachia, la broncopneumopatia cronica ostruttiva.

L’osteoporosi è una malattia “silenziosa”: non vi sono sintomi sino alla comparsa di una frattura. Pertanto la diagnosi precoce può avvenire
esclusivamente attraverso l’esecuzione di un esame radiologico: la densitometria ossea.

In Italia, l’osteoporosi colpisce circa 5.000.000 di persone (l’80% sono donne in postmenopausa) e ogni anno si registrano circa 100.000 ricoveri per fratture del femore secondarie a osteoporosi.


Calcio e Vitamina D

Il calcio è uno ione fondamentale per la salute dell’osso. Viene introdotto nel corpo attraverso l’alimentazione. In particolare, si ritrova principalmente nel latte e nei suoi derivati (come yogurt e formaggi), in alcuni pesci (come i latterini, le alici o il salmone), nei polpi, nei calamari, nei gamberi e nella frutta secca (arachidi, pistacchi, noci,
mandorle).

Molti vegetali, come broccoli, radicchi, carciofi e spinaci, contengono anch’essi una buona quantità di calcio. Tuttavia, in questi alimenti il calcio risulta meno assimilabile. Da non dimenticare è l’assunzione di calcio attraverso l’uso di acqua ricca di questo nutriente e povera di sodio, come quella del rubinetto di molte città tra cui Bologna. L’apporto giornaliero di calcio consigliato per un soggetto adulto è di circa 1.000-1.200 mg al giorno.

La vitamina D è necessaria per numerose azioni metaboliche e soprattutto per il corretto assorbimento intestinale di calcio. Può essere prodotta a livello della cute durante i periodi di esposizione solare, tuttavia alle nostre latitudini, difficilmente l’esposizione solare è sufficiente a formare i quantitativi necessari di vitamina D. Negli alimenti, questa vitamina si può trovare nei pesci grassi (aringhe, tonno, sgombri). L’olio di fegato di merluzzo ne è ricchissimo, mentre piccole quantità si trovano nel tuorlo d’uovo.

 

Se pensi di poter essere a rischio di qualcuna di queste patologie o se vuoi avere maggiori informazioni su di esse, rivolgiti al tuo medico di famiglia o al tuo pediatra.
Una diagnosi precoce in certi casi può essere decisiva, per questo è importante considerare anche il proprio rischio familiare: se non ne sei al corrente, chiedi in famiglia quali sono state le malattie presenti nelle ultime generazioni.
Possono essere informazioni utili da comunicare al proprio medico.