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Pavarin RM, Prescrizione di antidepressivi nella popolazione generale e tra i consumatori problematici di stupefacenti nella Provincia di Bologna, in Epidemiologia e psichiatria sociale 2007, 16(4):350-355

Pubblicato il 31/12/2010

In questi ultimi anni sono stati pubblicati numerosi studi che descrivono la prevalenza di disturbi psichici, soprattutto ansia e depressione, tra i giovani che consumano sostanze psicoattive ed in misura maggiore tra le femmine rispetto ai maschi (Pavarin, 2006 a, b; Topp et al., 1999; Morgan et al., 2004; Falck et al., 2004; Roiser & Sahakian, 2004; Otsuki, 2003; Riley et al., 2001; Yacoubian et al., 2003; Erickson et al., 1996; Van Sassenbroeck et al., 2003; Chelsea et al., 2006). Gli studi riguardano la prevalenza di disturbi psichici tra i soli consumatori di tali sostanze e non è sempre possibile verificare se tali disturbi siano più diffusi rispetto ai “non consumatori” e se la prevalenza sia maggiore tra chi ha sviluppato dipendenza rispetto ai semplici consumatori. Nello studio sui partecipanti alla Street Rave parade svoltasi nel 2003 a Bologna almeno un consumatore di sostanze psicoattive su cinque riportava disturbi di tipo psichico (ansia, depressione, angoscia, paranoia) (Pavarin, 2006a). Tali disturbi sono descritti anche da studi su consumatori di crystal meth e di ecstasy e sembrano specifici per soggetti che consumano abitualmente sostanze ricreazionali (Roiser & Sahakian, 2004; Otsuki, 2003; Degenhardt & Topp, 2003). L’uso ricreativo di sostanze psicoattive risulta associato con un’aumentata sintomatologia di ansia, in particolare relativamente al maggior uso di alcolici, anfetamine ed ecstasy e gli individui che riportano un più alto consumo riferiscono una più alta sintomatologia depressiva (Sumnall et al., 2004). Vanno, inoltre, considerati aspetti specifici di genere nella manifestazione di alcuni sintomi come depressione, oscillazioni dell’umore e paranoia. Le femmine consumatrici di droghe pesanti illegali sembrano più vulnerabili a depressione, ansia e somatizzazioni (Macchia, 2004) e una parte non trascurabile di donne usa sostanze psicotrope, in particolare la cocaina, per combattere la depressione, nonostante che, al cessare degli effetti della sostanza, si trovino spesso a dover gestire uno stato di depressione più profondo (Dilani et al., 2004). Nello studio su uso di stupefacenti e problemi correlati condotto su 2015 giovani partecipanti ad avvenimenti musicali nel 2004 nel nord Italia, un soggetto su quattro ha dichiarato di soffrire di depressione, ansia, disturbi del sonno, uno su cinque aveva problemi di memoria e disturbi fisici/psicosomatici. Tali problemi risultavano correlati con la positività al test CAGE (che individua problemi alcol correlati) e all’uso di stupefacenti ed erano più diffusi tra le femmine. L’ansia risultava correlata all’uso di cocaina e popper, problemi di memoria e disturbi fisici e psicosomatici all’uso di oppio, disturbi del sonno al crack, allucinazioni a LSD e a funghi allucinogeni (Pavarin, 2006a). La depressione è un problema di rilievo per la salute pubblica, sia a causa della sua prevalenza che delle sue conseguenze, la prescrizione di farmaci antidepressivi è la più comune forma di trattamento (Tansella, 2006). I tassi di prevalenza negli ultimi 12 mesi nella popolazione generale variano dal 3% al 6% e sono più elevati per le femmine. Si evidenziano alti tassi per i soggetti con reddito più basso e per particolari categorie di disagio sociale, una relazione curvilinea con l’età, con alti tassi nella mezza età, una forte relazione con ansia e disturbi fisici(Paykel, 2006). In Italia, le prescrizioni di farmaci del sistema nervoso centrale sono molto diffuse e occupano il quinto posto in ordine di spesa tra i farmaci del SSN, rappresentando il 9.7% della spesa totale (Osmed, 2005). Gli studi pubblicati riportano valori di prevalenza d’uso nella popolazione generale che variano da 1.9% a 8%, maggiori tra le femmine rispetto ai maschi e in aumento in relazione all’età (Percudani et al., 2004; 2005; 2006; Trifirò et al., 2006; Ohayon & Lader, 2002). In uno studio condotto in Lombardia nel 2001, utilizzando le prescrizioni territoriali non ospedaliere rimborsate dal Servizio Sanitario Regionale, viene riportata una prevalenza di 4.4% di prescrizioni per antidepressivi tra i residenti, rispettivamente 5.9% tra le femmine e 2.9% tra i maschi. La percentuale cresce con l’età in entrambi i sessi, raggiungendo i valori più elevati nei soggetti anziani e grandi anziani (Percudani et al., 2005). In uno studio condotto nel sud Italia, la prevalenza di uso di antidepressivi era del 5.1% nel 2003, del 6% nel 2004 e dell’8% nell’intero periodo con un tasso di incidenza del 2.1% (Trifirò et al., 2006). Obiettivo di questo studio è l’analisi della prevalenza di prescrizioni di farmaci antidepressivi tra i residenti nell’area metropolitana di Bologna e tra i Consumatori Problematici di Stupefacenti (consumatori di sostanze psicoattive che hanno avuto problemi in seguito all’uso di stupefacenti, CPS). Per verificare l’ipotesi di una maggiore prevalenza di disturbi collegati a stati di depressione tra i CPS, è stato disegnato uno studio che, partendo dall’analisi delle prescrizioni di farmaci antidepressivi nella popolazione generale, ne verifica la diffusione anche tra i CPS. I farmaci antidepressivi sono stati scelti come “indicatore” di problemi di tipo psichico, in quanto tali prescrizioni sono più frequenti tra i soggetti con disturbi di depressione.one anche tra i CPS. I farmaci antidepressivi sono stati scelti come “indicatore” di problemi di tipo psichico, in quanto tali prescrizioni sono più frequenti tra i soggetti con disturbi di depressione.