Cerca

Evoluzione e identità del Sistema Trasfusionale.Un binomio sostenibile

Pubblicato il 02/11/2011
Convegno
  • Dove Cesena, Centro Addestramento Polizia di Stato
  • Contatti
  • Aggiungi l'evento al calendario iCal

Negli ultimi anni, un rilevante complesso di normative europeee nazionali sta trasformando la rete trasfusionale italiana: la Legge-quadro 21 ottobre 2005, n. 219, i Decreti legislativi 9 novembre 2007, n. 207 e 208, il Decreto legislativo 20 dicembre 2007, n. 261, nonché le norme europee che interessano il plasma umano come materia prima per la produzione di medicinali emoderivati.

Come conseguenza, il sistema trasfusionale italiano è oggi impegnato nel perseguimento di obiettivi molto sfidanti, fra cui il recepimento, l’applicazione e la verifica biennale dei nuovi requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi per l’esercizio delle attività sanitarie dei servizi trasfusionali e delle unità di raccolta del sangue e degli emocomponenti, emanati con l’Accordo Stato-Regioni del 16.12.2010, e il conseguente “appuntamento con l’Europa” fissato inderogabilmente al 31 dicembre 2014, con il relativo percorso finalizzato alla piena conformità alle norme europee del plasma da avviare alla produzione di medicinali emoderivati, ineludibile per continuare a frazionare il plasma derivante dalle donazioni dei nostri donatori di sangue.

Questi nuovi importanti adempimenti, insieme a vari altri nel settore della medicina trasfusionale, si collocano in un momento storico di evoluzione e revisione delle politiche per la salute in cui le imprescindibili esigenze di qualità, sicurezza, appropriatezza ed efficacia dei livelli essenziali di assistenza (LEA) devono necessariamente essere coniugate alla efficienza e sostenibilità dei sistemi impegnati nella garanzia di erogazione dei LEA stessi, in ragione delle criticità emergenti in tutti i Paesi europei ed extra-europei ad elevato tenore socio-economico.

Il modello organizzativo italiano delle attività trasfusionali presenta molti punti di forza, fra cui l’affidamento di tali attività esclusivamente alla gestione pubblica di appositi servizi specialistici ospedalieri, la garanzia in ogni ospedale di adeguate dimensioni e bisogni clinici della presenza di specialisti in medicina trasfusionale e, non ultimo, la garanzia di unitarietà del processo, dalla raccolta del sangue e degli emocomponenti fino all’emovigilanza, sotto la guida esclusiva dei servizi trasfusionali e degli organi di governo del sistema trasfusionale, in termini di gestione e di responsabilità.
Il modello italiano presenta, tuttavia, alcuni importanti punti di debolezza, prima fra tutti la dispersione delle attività produttive (lavorazione, trattamento e qualificazione biologica del sangue intero e degli emocomponenti) in un numero eccessivo di strutture, oggi non più compatibile con l’esigenza di garantire i livelli di qualità e standardizzazione dei prodotti trasfusionali in conformità ai rigorosi ed impegnativi requisiti richiesti dalle norme europee e, al tempo stesso, di generare quelle economie di scala che possono consentire i livelli di sostenibilità sistemica oggi indispensabili.

L’esperienza della concentrazione delle attività produttive trasfusionali nel modello organizzativo dell’Area Vasta romagnola rappresenta, nello scenario nazionale, un importante esempio di nuovo modello gestionale.

Con il contributo di tutti gli Attori del sistema trasfusionale italiano, della componente regionale della Emilia-Romagna, nonché di autorevoli relatori stranieri, il Convegno intende proporre una approfondita riflessione su queste tematiche, focalizzare i possibili percorsi evolutivi del sistema, far emergere gli aspetti identitari che lo caratterizzano nella realtà italiana, per tendere, in ultimo, a rilevare e analizzare gli elementi di compatibilità e di possibile contrasto fra la sua possibile evoluzione e la sua identità, nell’ottica di delineare soluzioni congruenti
e sostenibili.