Fino a quando?
Il 2025 viene salutato dando seguito a una nuova tradizione della città: il Discorso d'artista.
Dopo le suggestioni di Alessandro Bergonzoni nel 2023, e Mariangela Gualtieri nel 2024, il 2025 si apre con i pensieri e le parole del drammaturgo e regista Marco Martinelli. Con l’inedito Fino a quando? il fondatore della compagnia Teatro delle Albe di Ravenna darà voce al grido dell’anima, al grido di tutte le anime; quel grido universale che va dalle periferie malandate fino alle metropoli opulente del mondo, per riflettere sulle guerre e le ingiustizie.
Lunedì 1 gennaio, il Discorso d’artista sarà trasmesso nella Sala della Cultura di Palazzo Pepoli, accessibile ad ingresso libero dalle 10 alle 19. Inoltre, a partire dalle 10 dell'1 gennaio, l’audio e il testo del Discorso d'artista di Marco Martinelli verranno diffusi nei luoghi di cultura, cura e comunità in una rete di ascolto e condivisione che porta il messaggio benaugurale a tutte e tutti.
Fino a quando?
Sì, dico a voi, fermatevi un istante, ascoltate.
Fino a quando?
E perdonate se l’augurio ve lo faccio in forma di umile domanda, ma…
Fino a quando?
Fino a quando ci comporteremo da servi sciocchi?
Da vigliacchi?
Fino a quando ci faremo maltrattare?
Fino a quando ameremo le nostre catene più di noi stessi?
Fino a quando sopporteremo questo mondo rovesciato, dove una manciata di ricchi, ricchi
da non credere, possiede i beni di intere Nazioni?
Fino a quando li lasceremo influenzare la politica e i governi con i loro smisurati capitali,
fino a quando permetteremo loro di disprezzarla e svuotarla questa parola, politica, di
ridurla a un giochino malvagio di influencer, di maghi di oz che si accusano a vicenda, di
pubblicità, dove i cittadini diventano sempre più e solamente “utenti”, “consumatori”,
“follower” in fila nel Gran Supermercato della Vita?
Fino a quando noi, tutte e tutti noi, ci faremo menare per il naso, applaudendo chi alza la
voce e fa battute e mossette e ci vende menzogne, e noi quelle menzogne ce le beviamo, oh
come le beviamo, le tracanniamo, ci ubriachiamo di falsità, mentre le voragini sociali si
allargano… ah no, ma no, dimenticavo, c’è il progresso, ci sono le “magnifiche sorti e
progressive”, e infatti se un manager come Vittorio Valletta alla Fiat, decenni fa, prendeva
20 volte lo stipendio dell’ operaio, oggi un Tavares qualsiasi prende non 20 ma 500 volte lo
stipendio dell’ operaio… questo è il progresso!
Fino a quando riterremo normali le ingiustizie che straziano l’umanità, i miliardi di
persone che vivono nella miseria, i dannati della terra che non hanno un lavoro e una casa
dignitosi, quelli che fuggono dai conflitti, dalle persecuzioni, dalla disperazione, quelli che
invece un lavoro ce l’hanno ma sul lavoro ci muoiono…
Fino a quando crederemo a chi ci vuol far credere che ma sì, goditela se e finché puoi, il
mondo è fatto così, il mondo è una giungla feroce, e se ti fanno fesso ti rialzi, ti guardi
attorno, e cerchi un altro da far fesso a tua volta…
Fino a quando, avvelenati di propaganda, stimeremo la guerra “un male necessario”,
distogliendo lo sguardo dai suoi orrori indicibili, fino a quando continueremo a ingrassare i
venditori di missili e kalashnikov, a sostenere i governi che tolgono soldi alla scuola e alla
sanità per riversarli sugli armamenti, fino a quando continueremo a piegare la schiena
davanti agli ordini delle superpotenze?
Fino a quando, e parlo a noi maschi, sì, proprio a noi, non ci vergogneremo della nostra
meschinità nel guardare una donna, della nostra viltà nel farle violenza, nel tapparle la
bocca, nel ferirne la dignità, parlo a noi maschi di quindici come di ottant’anni, quanto
siamo odiosi, e ridicoli! Ridicoli e soprattutto tristi, tristi! quando avanzano gli anni,
quando crescono le pance e i capelli si imbiancano, ma… ma se i soldi ce li ho, nel
portafoglio, qualcuna la incontrerò pure che mi trovi attraente, e se poi quella ha il
coraggio di rifiutarmi… l’ammazzo!
Ci sono tanti modi di ammazzare una donna…
Fino a quando, e parlo a noi adulti, faremo la predica ai nostri figli sull’abuso di
smartphone e social, e siamo noi i primi a non staccarli, gli occhi, da quelle gabbiette
alienanti? Da quegli specchietti maligni, che illudendoci di metterci in relazione, ci
rendono sempre più estranei gli uni agli altri. Sempre più soli. L’abbiamo creato noi adulti,
questo mondo, e invece di assumercene il peso, puntiamo il dito contro gli adolescenti.
Quanto siamo astuti! Facciamo dei ragazzini il capro espiatorio perfetto, al fine di
nascondere le nostre responsabilità. L’abbiamo organizzata noi questa società, mica il
Cielo… a colpi di invidia, rivalità, competizione spietata, o sei il primo o non sei nessuno…
e poi ci scandalizziamo del bullismo giovanile? Siamo noi adulti i bulli più pericolosi,
armati della peggiore ipocrisia. E ci sorprendiamo delle apatìe, delle depressioni, dei crolli
nervosi, dei suicidi più o meno tentati, più o meno riusciti! Ah già, dimenticavo, anche qui
c’è il progresso, ci sono tonnellate e tonnellate di farmaci per curarci, compresi quelli che ci
provocheranno altre malattie, nuove pestilenze, ma che importa? E’ il progresso!
Fino a quando faremo andare avanti questa giostra impazzita, avvelenando la terra e i
mari, segando le foreste che ci tengono in vita, accoltellando la Madre Terra che ci osserva
sfinita? Quando sapremo fermarci, e sostare, e contemplarlo questo Sacro Mistero in cui
siamo immersi, questo miracolo di tenebra e luce?
Abbiate pazienza: la filastrocca del “fino a quando?” potrebbe andare avanti per ore, e io ho quasi finito il tempo a disposizione…
Rovinarvi il Capodanno?
Non era mia intenzione…
E’ che… a dire che tutto andrà bene, a brindare al migliore dei mondi possibili, a vendere
spumante e felicità a basso prezzo, saranno già in tanti a farlo! Perdonate allora, se potete,
il povero asino che vi parla, non è che un vecchio testardo…
E a proposito di vecchi testardi, concludo con una storiella.
Tutti i giorni un uomo andava nella piazza del mercato di una città profondamente
corrotta, saliva su una robusta cassetta di legno, di quelle che contengono la frutta, che
profumano di mele, e gridava:
“Cambiate, sorelle e fratelli! Non abituatevi al male!” Un giorno un bambino lo prese per la
giacca, e gli disse: “Non vedi che nessuno ti ascolta? Non vedi che ormai si sono abituati al
loro stile di vita e non intendono cambiare? Perché continui a venir qui ogni mattina, a
gridare?”.
E il vecchio, sorridendo: “Perché non voglio abituarmi io”.
Buon 2025, a tutte e tutti!