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Valutazione sanitaria sulla qualità dell'aria 2020

Pubblicato il 10/05/2022 - Redattore Spiniello Francesca
Uno strumento di supporto nelle decisioni per la tutela della salute e per campagne di comunicazione del rischio dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana

Numerosi studi, anche recenti, hanno confermato gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità, sulla morbidità e sul ricorso ai servizi sanitari per diverse cause con effetti più importanti evidenziati soprattutto nelle categorie più fragili quali bambini, anziani o soggetti con patologie croniche. Dal 2003 il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL di Bologna produce questo rapporto con l’obiettivo di monitorare l’impatto che i principali inquinanti atmosferici producono sulla salute dei residenti nel territorio della Città Metropolitana di Bologna.

L’impatto è stimato in termini di mortalità, ricoveri ospedalieri e anni di vita persi della popolazione residente nel 2020 nella Città Metropolitana di Bologna; è stato calcolato sia per il breve che per il lungo termine e confrontato con le stime degli anni precedenti. L’impatto viene espresso come numero di morti e di ricoveri in eccesso, attribuibili ai vari inquinanti e come frazione di eventi (morti o ricoveri) che si sarebbero potuti evitare, o ritardare, se l’inquinamento non avesse superato una determinata soglia. Sono stati presi in considerazione gli inquinanti atmosferici che determinano le maggiori criticità per la salute: il PM10 (Particolato con dimensione inferiore o uguale a 10 micrometri), il PM2,5 (Particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 micrometri) il biossido d’azoto (NO2) e l’ozono (O3). Come in tutte le valutazioni di impatto (VIS), si sottolinea che le stime poggiano su varie assunzioni e per questo è necessario considerarle come indicatori dell’ordine di grandezza del fenomeno più che come valori esatti. 

Complessivamente i dati indicano un generale miglioramento della qualità dell’aria rispetto ai primi anni 2000 per il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il benzene e le polveri sia a livello della Regione Emilia Romagna che del territorio della Città Metropolitana di Bologna. Non si evincono invece trend univoci per l’ozono ed il biossido di azoto. 

Il 2020 si è caratterizzato per la presenza della pandemia da SARS-CoV2 che nell’AUSL di Bologna è stata segnalata per la prima volta il 29 febbraio 2020. La pandemia ha avuto un forte impatto sanitario, ma anche economico, sociale ed ambientale. Numerose sono state le misure assunte per il contenimento della diffusione del virus, tra queste la chiusura delle scuole, della maggior parte delle attività lavorative e il divieto di spostamenti non essenziali nei mesi di marzo e aprile, misure poi progressivamente allentate con la ripresa della mobilità inter-regionale al 03/06/2020. Uno degli effetti scaturiti da tali misure emergenziali è stato, sia a livello locale che globale, la forte riduzione della circolazione dei mezzi di trasporto, pubblici e privati, pesanti o leggeri, veicolari e aerei. Meno marcati invece gli effetti sul settore industriale di produzione di energia elettrica con addirittura una lieve crescita per il riscaldamento domestico. Invariate le emissioni derivanti dall’agricoltura e dalla zootecnica come riportato in studi relativi alle emissioni sul Bacino Padano. A livello di Bacino Padano, le emissioni di NOx sono progressivamente diminuite in tutti i territori man mano che entravano in vigore le misure restrittive, raggiungendo una riduzione di quasi il 40% in aprile, mentre le emissioni dirette di PM10 hanno avuto una minore riduzione che ha raggiunto il 20% a fine aprile.

A partire dalla prima settimana di maggio, in corrispondenza dell’inizio della fase 2 (DPCM 26 aprile 2020) si è avuta una inversione di tendenza per entrambi gli inquinanti e le emissioni sono progressivamente aumentate con la ripresa delle attività. A questo si aggiunge anche l’aspetto meteorologico con il numero di giorni favorevoli all’accumulo di PM10 e quello di giorni critici per la formazione di ozono troposferico inferiori agli analoghi dell’anno precedente.

Tuttavia, nonostante i miglioramenti nel tempo, l’inquinamento atmosferico rappresenta ancora un pericolo per la salute e la sua riduzione deve rimanere un obiettivo su più livelli. Questo rapporto evidenzia infatti che nel Comune e nella Città Metropolitana di Bologna nel 2020 nonostante ci sia stata la riduzione delle emissioni di alcuni inquinanti durante i mesi del lockdown, la frazione di mortalità naturale attribuibile all’esposizione a breve termine ai vari inquinanti va dallo 0,43% per il biossido di azoto allo 1% del PM2,5, mentre all’esposizione a lungo termine è attribuibile quasi il 4% di mortalità con una riduzione della speranza di vita alla nascita di quasi 4 mesi.

Nel 2020 inoltre, l’inquinamento atmosferico è stato oggetto di attenzione in relazione alla sua associazione con la trasmissione da SARS-CoV2 e con il decorso della malattia da COVID19. L’ipotesi di un possibile collegamento tra la diffusione del virus e l’inquinamento atmosferico deriva da studi ecologici che hanno evidenziato un’alta concentrazione di casi di COVID-19 nelle zone più inquinate. Tuttavia, sono più plausibili le relazioni tra inquinamento atmosferico e vulnerabilità alla infezione e tra inquinamento atmosferico ed evoluzione della malattia. Diversi studi hanno mostrato un’associazione tra inquinamento e rischio di malattie infettive e ci sono evidenze preliminari sul ruolo dell’inquinamento come modificatore di effetto della relazione tra esposizione al virus e prognosi. L’inquinamento atmosferico è poi responsabile di varie malattie croniche (ad es, l’asma e malattie cardiache croniche) che più studi hanno mostrato essere importanti predittori di aggravamento della malattia da COVID-19. 

 

In allegato la valutazione per intero.