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L'insostenibilità della moda fast fashion

Pubblicato il 13/01/2022 - Redattore Spiniello Francesca
Sintesi

I beni tessili sono tra i più utilizzati al mondo e la moda fast fashion ha portato ad un forte aumento dei rifiuti ad essi correlati 

La "Fast Fashion" comunemente conosciuta come "Moda Veloce" coinvolge numerosi marchi e porta ad un aumento massiccio dei consumi di indumenti ed accessori. Il settore della moda ha un grande peso in questo contesto: attualmente compriamo più vestiti di quelli che realmente ci servono, li indossiamo poche volte e li cambiamo continuamente.

I consumatori europei buttano ogni anno circa 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti tessili in plastica, che degradando e danno origine a microplastiche. Infatti, solo l'1% dei rifiuti tessili al mondo viene recuperato come nuovi “abiti” e per questo motivo l’Unione europea lo ha posto tra i punti prioritari su cui lavorare per un futuro di economia circolare. Secondo l'Unione Europea, l'uso totale di materie prime primarie nella catena di approvvigionamento per il consumo di abbigliamento, calzature e tessili per la casa rappresenta la quarta più alta categoria di pressione ambientale. In particolare nel 2017 la produzione e la manipolazione di questi prodotti hanno condotto all’emissione di 654 kg di CO2 equivalenti per abitante. 

La Fondazione Ellen MacArthur nel rapporto The circular economy: a transformative Covid-19 recovery strategy ha cercato di fornire una panoramica sull'argomento mettendo in evidenza alcuni dei principali fattori in grado di attivare un modello di economia circolare in questo comparto: 

  • il potenziamento degli impianti di raccolta, smistamento e riciclaggio; 

  • gli investimenti in ricerca per arrivare a riciclare le fibre sintetiche e in strumentazione tecnologica in grado di rendere più efficace la selezione delle fibre ai fini del riciclo; 

  • un design finalizzato al recupero. 

In base alla direttiva sui rifiuti approvata dal Parlamento europeo nel 2018, i Paesi dell'UE saranno obbligati a provvedere alla raccolta differenziata dei tessili entro il 2025. La nuova strategia della Commissione comprende anche misure volte a sostenere materiali e processi di produzione circolari, a contrastare la presenza di sostanze chimiche pericolose e ad aiutare i consumatori a scegliere prodotti tessili sostenibili. L'Italia ha deciso di anticipare di tre anni la scadenza prevista per il 2025, infatti dal 1° gennaio 2022 nel nostro Paese è scattato l'obbligo di differenziare i rifiuti tessili.

Diverse aziende produttrici e distributrici stanno lavorando per ridurre l'impronta ambientale del settore, creando programmi che incoraggiano il riciclo da parte dei consumatori, fornendo, ad esempio, dei contenitori che consentono di smaltire gli indumenti indesiderati, che verranno trasformati e avranno nuova vita.

Inoltre, il progetto #CambiaMODA! promosso dall'Istituto Oikos, Mani Tese e Fair, finanziato dall'Agenzia per la Cooperazione Italiana, si propone di agire nel contesto italiano per favorire un cambiamento culturale e materiale del "sistema moda". L’iniziativa, tra gli altri obiettivi, prevede anche una riduzione drastica di rifiuti, inquinamento ed emissioni di CO2 da parte dei grandi marchi. 

Grazie al tema della gestione dei rifiuti tessili, sono nati alcuni progetti europei che si stanno concentrando in particolare sul recupero e riciclo delle fibre tessili su grande scala. Il progetto di ricerca RESYNTEX mira a creare un nuovo concetto di economia circolare per l'industria tessile e chimica utilizzando la simbiosi industriale, mirando a produrre materie prime secondarie da scarti tessili non indossabili. Il progetto ReHubs ha come obiettivo quello di conferire gli scarti tessili in hub dedicati, lavorarli dove è possibile per reimmetterli nel ciclo produttivo, utilizzarli eventualmente come isolanti termici o procedere al tradizionale smaltimento quando non è possibile trattarli. Il progetto REACT dell'UE cerca di affrontare la gestione dei rifiuti tessili acrilici provenienti da tende da sole e arredi per esterni, cercando di trovare soluzioni per rimuovere le finiture chimiche dai tessuti acrilici, provenienti da scarti industriali o da prodotti a fine vita.

 

Ecco un breve video che propone un percorso reale di riutilizzo degli abiti usati nel territorio bolognese.

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