20 dicembre 2019 - 10:48

Bologna: Ospedale Maggiore, stop ai cellulari nel reparto di Neonatologia

Genitori e operatori lasciano gli apparecchi in armadietti prima di entrare

di Marina Amaduzzi

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BOLOGNA La mamma che allatta il suo piccolo mentre scambia messaggi Whatsapp con le amiche. Il papà che riprende il neonato, ma anche gli altri piccoli ricoverati, e spedisce il video nella chat dei colleghi. L’infermiere che sospende la terapia per rispondere a una chiamata. Il nonno che parla al telefono con la moglie e poi fa le coccole al nipotino. Sono alcune tipiche situazioni che hanno convinto medici e operatori sanitari del reparto di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale dell’ospedale Maggiore di Bologna a bandire i cellulari. Non solo non vanno usati, ma devono essere spenti e lasciati fuori dal reparto, conservati in armadietti messi a disposizione dall’ospedale. «Ci pensavamo da un po’ di tempo — ammette il direttore della Neonatologia e Terapia intensiva neonatale Fabrizio Sandri —, abbiamo studiato come procedere e siamo partiti». Dall’inizio di novembre i cartelli avvertono che «in questa area non è consentito l’accesso dei telefoni cellulari personali». «All’inizio le famiglie hanno fatto un po’ di resistenza, poi hanno capito e adesso chi viene qui lo sa prima che non si possono usare», aggiunge Rita Bonaveri, coordinatrice infermieristica del reparto dove arrivano i neonati prematuri o con problemi di salute nei primi trenta giorni di vita, una quota comunque non trascurabile dei tremila parti all’anno del Maggiore. In ogni caso la quota più fragile in assoluto.

I perché di una decisione forte

«Ci sono tre motivazioni fondamentali che ci hanno spinto a prendere questa decisione — prosegue Sandri —. La prima è l’intenzione di ridurre il rischio di infezioni, perché ci sono studi scientifici che assicurano che il cellulare è un veicolo straordinario di germi che passano alla mano del genitore o dell’operatore e quindi contaminano il paziente, che è delicato e ha un’immunità ridotta. Non solo in terapia intensiva hanno cateteri e tubi che lo pongono ancora più a rischio. E poi lo smartphone è un elemento di distrazione, riduce la concentrazione e può aumentare il rischio di errore. Infine è possibile che interferisca con dispositivi biomedicali o altre attrezzature». Insomma, stop ai cellulari. Per tutti. Genitori, famigliari, medici, infermieri. Ad essere esclusi sono il neonatologo di guardia, che deve poter comunicare in ogni momento, e il direttore e il coordinatore infermieristico che non sono coinvolti nell’assistenza. I cellulari vanno riposti in armadietti con lucchetto che le famiglie trovano nella cosiddetta «area filtro» all’ingresso e che il personale ha nei suoi spazi. A disposizione ci sono computer di reparto, che sono stati raddoppiati, e presto arriveranno anche alcuni tablet. «I genitori all’inizio hanno avuto dubbi e perplessità sul fatto di non poter essere contattati in caso di bisogno — spiega Bonaveri —, abbiamo deciso di dare anche a loro un numero fisso per essere reperibili dall’esterno».

In ballo c’è la salute

In fin dei conti basta saperlo e adeguarsi. Le mamme che si preparano ad indossare i camici verdi per entrare in reparto o addirittura in terapia intensiva se hanno il figlio in incubatrice hanno accettato. In ballo c’è la salute di questi fragilissimi fagottini di pochi giorni per i quali qualunque infezione può essere un problema serio. «Abbiamo stimato — conclude Sandri — che in un anno resteranno fuori dal reparto 11.000 cellulari». E con loro la miriade di germi che si portano addosso.

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