Cerca

I pazienti con malattia di Parkinson sono più a rischio di ospedalizzazione per Covid-19 rispetto ad altri?

Pubblicato il 29/08/2013 - Redattore Di Nicolo Simona
I ricercatori del Parklink Bologna rispondono con un studio pubblicato su Movement Disorders

Come è nata la vostra ricerca?

Fin dall’inizio dell’epidemia si notò che il rischio di infezione di COVID-19 fosse maggiore in persone vulnerabili, come gli anziani e le persone affette da malattia croniche. Le persone con malattia di Parkinson o parkinsonismo hanno entrambe queste caratteristiche. Nel gruppo del parkinsonismo si riuniscono inoltre una serie di malattie con caratteristiche simili alla malattia di Parkinson ma, in genere, maggiore rapidità di progressione. Pertanto, come ricercatori impegnati nello studio di queste patologie, ci siamo domandati quale fosse il rischio di ospedalizzazione da COVID-19, ovvero infezione grave, nelle persone con malattia di Parkinson o parkinsonismo rispetto ad un gruppo di controllo.

A quale risultato siete giunti?

Durante la prima fase epidemica, dal marzo al maggio 2020, abbiamo rilevato una quasi identica frequenza di ricovero per COVID-19, attorno allo 0.6% e 0.7% trimestrale, nei pazienti con malattia di Parkinson e in un gruppo di persone di pari età e sesso. Abbiamo invece visto che, nei pazienti con parkinsonismo, il rischio era attorno al 3.3%, ovvero 4 volte superiore. Questo dato può essere spiegato con il fatto che le persone con parkinsonismo presentano una condizione di disabilità più severa rispetto alla malattia di Parkinson, da cui deriva un maggior grado di dipendenza assistenziale e quindi una residenza più probabile in luoghi a maggior rischio infettivo. Ed infatti, abbiamo osservato che 4 persone su 6 del gruppo con parkinsonismo avevano probabilmente contratto l’infezione durante il soggiorno in lungodegenza, altro ricovero o frequentando centri sociali per anziani disabili. 

Questo studio fa parte di un progetto più grande, il Parklink Bologna…

Sì, Parklink Bologna è un progetto nato da un’idea del Prof. Roberto D’Alessandro, che ha messo in rete i ricercatori e clinici dell’IRCCS delle Scienze Neurologiche di Bologna, l’Azienda USL di Bologna e i singoli neurologi professionisti del privato. A partire dal 2015, i neurologi registrano su piattaforma elettronica dedicata la diagnosi dei pazienti aderenti al progetto. Tale diagnosi viene quindi collegata anonimamente ai dati dell’azienda sanitaria. Ad oggi, sono stati già reclutati oltre 1200 pazienti. Questo sistema permette di effettuare ricerche epidemiologiche in tempi rapidi e con risultati affidabili e di alta qualità scientifica. In questo caso, i nostri statistici hanno consultato le banche dati dell’Azienda USL, estraendo l’informazione sulle diagnosi di ricovero ospedaliero, e fatto le analisi secondo un rigoroso disegno di studio.

Chi ha partecipato alla ricerca (ricercatori, associazioni pazienti ..)

Questa ricerca è stata promossa dalla UOSI Epidemiologia e Statistica dell’ISNB, coordinata da Francesco Nonino e di cui fanno parte Luca Vignatelli, Corrado Zenesini, Laura Belotti, Elisa Baldin e Flavia Baccari. Collaborano al progetto anche il Governo Clinico dell’AUSL di Bologna, i centri e i neurologi territoriali dell’area metropolitana di Bologna. Da non dimenticare il supporto fondamentale delle locali associazioni dei pazienti come Associazione Amiko Parkinson, Castelmaggiore, Associazione Parkinsoniani Pianura Est, Associazione Iniziativa Parkinsoniani, Associazione Iniziative Parkinsoniane Imolesi.

Quali altri studi sono in cantiere?

Da questo studio emergono informazioni che possono aiutare a meglio individuare le persone maggiormente vulnerabili e poter mirare azioni di prevenzione dell’infezione. Ora il gruppo sta studiando quale possa essere l’impatto sulla salute dei pazienti con malattia di Parkinson o parkinsonismo della riorganizzazione dell’assistenza sanitaria, causata dai confinamenti indotti dall’epidemia.